L’ottuplice sentiero dello yoga

gli 8 stadi del sentiero yoga
L’ottuplice sentiero dello yoga come insegnato da Patañjali

Lo yoga è una filosofia di vita una scienza per affrontare la vita di tutti i giorni, attraverso la conoscenza di questa antica arte l’essere umano riesce ad evolversi a livelli più alti.

Ma cosa è l’ottuplice sentiero dello yoga? quali stadi comporta questo importante sentiero?
Oggi mi limiterò a rispondere principalmente a queste due domande senza approfondire ogni singolo stadio.

L’ottuplice sentiero dello yoga è un vero e proprio percorso aperto a tutti quelli che vogliono arrivare a capire, comprendere e conoscere il proprio Se interiore.

Per un principiante questa frase può non essere colta nella sua interezza, poichè per tutta la vita è sempre stato attirato ed è sempre stato attento alle cose esterne.

Ecco perchè Patañjali parla di un vero e proprio sentiero in cui anche la persona meno esperta riesce con pazienza e volontà ad elevarsi a stadi superiori.

Ma andiamo ora a capire e a conoscere questi 8 punti fondamentali per la pratica yoga:

1) YAMA – è una serie di principi a cui lo studente deve attenersi quando decide di seguire la filosofia yoga.
Sono delle regole morali che hanno come scopo la purificazione degli organi di azione.

In realtà Patañjali, quando parla di questi principi diche che per la loro grande importanza e universalità dovrebbero essere seguiti da tutte le persone, non solo dagli studenti

2) NIAMA – Mentre Yama è, come dicevamo, una pratica universale, Niama si sviluppa dalle pratiche individuali, necessarie allo studente per edificare il proprio carattere.

Lo scopo principale di Niama è quindi quello di purificare i sensi di percezione.

La padronanza dello yoga sarebbe irrealizzabile senza l’osservanza dei principi etici di Yama e Niama che possiamo quindi definire le basi per poter iniziare la pratica dello yoga.

3) ASANA – le asana hanno come scopo principale quello di purificare gli aspetti fisici ed organici del corpo.
Attraverso i movimenti attenti del corpo lo studente inizia il primo passo verso l’attenzione a dei punti del corpo che poi si trasformano in concentrazione e poi in vera e propria meditazione.

Le asana sono conosciute in modo preponderante in tutto il mondo, purtroppo la maggior parte delle volte vengono spogliate dall’aspetto meditativo di cui sono cariche e ne rimane solo la arte ginnica che è comunque molto importante ma non fa progredire nel sentiero di cui stiamo parlando.

4) PRANAYAMA – Il Prāṇāyāma è la regolazione del flusso del respiro che entra e che esce.
Nella vita normale il flusso del respiro non viene controllato ed è irregolare.

Il Prāṇāyāma consiste nell’osservare queste variazioni e condizionare la mente a controllare in forma regolare e ritmica il respiro mentre entra, mentre esce e quando è sospeso

I saggi yogi hanno studiato questo collegamento fra il respiro e la coscienza e hanno raccomandato la pratica del Prāṇāyāma per stabilizzare l’energia e la coscienza stessa.

5 PRATYAHARA – Il Pratyāhāra e il ritirasi dei sensi, della mente e della coscienza dal contatto con gli oggetto esterni per ricondurli poi verso il veggente in altre parole il Pratyāhāra è il ritiro della mente dal contatto con i sensi di percezione e con gli organi di azione e quindi rivolgersi verso l’anima.

Attraverso orecchie, naso, lingua, occhi e pelle le impressioni esterne arrivano alla mente che le immagaziona nella memoria.
La memoria poi fa sorgere il desiderio o la repulsione per ulteriori esperienze e per questo si agita.

Con una forte determinazione nata dalle pratiche sopra descritte lo studente riesce a eliminare i 5 sensi e a calmare di conseguenza la mente.

6 DHARANA – si ottiene il Dhāraṇā quando la mente impara a rimanere stabile da sola o ad aderire a un oggetto fisso

La maggior parte delle persone pensa che la pratica delle asana sia solo una pratica fisica, al contrario durante le varie posizioni lo studente impara a mettere a fuoco la mente verso l’interno del corpo.

Durante le asana il praticante percepisce i diversi punti di tensione e concentrandosi su di essi, oltre a eliminare tali tensioni inizia appunto la pratica del

La maggior parte delle persone pensa che la pratica delle asana sia solo una pratica fisica, al contrario durante le varie posizioni lo studente impara a mettere a fuoco la mente verso l’interno del corpo.

Durante le asana il praticante percepisce i diversi punti di tensione e concentrandosi su di essi, oltre a eliminare tali tensioni inizia appunto la pratica del Dhāraṇā

7 DHYANA – si ha il Dhyāna cioè vera e propria meditazione, quando si ha un flusso regolare di attenzione diretto verso un unico punto o area.

Nel Dhyāna il tempo psicologico ed il tempo cronologico si fermano mentre la mente osserva il proprio comportamento.

La differenza tra Dhāraṇā e Dhyāna sta nel fatto che il primo riguarda più specificatamente l’eliminazione delle onde di pensiero che fluttuano, per poter arrivare alla concentrazione in un solo punto.
Nel secondo invece l’enfasi è sul mantenere un’osservazione contemplativa stabile e profonda


8 SAMDHI – si ha il Samādhi quando l’oggetto della meditazione assorbe chi medita, e appare come soggetto, si perde la consapevolezza di se stessi

In altre parole quando l’oggetto della contemplazione risplende senza l’intervento della coscienza allora il Dhyāna si trasforma in Samādhi

Lezioni di yoga in Toscana per apprendere l’ottuplice sentiero dello yoga
Durante la pratica yoga che propongo, quello che mi preme maggior mente far apprendere è la possibilità che un individuo a di riuscire a guardarsi dentro.

Attraverso le asana inizieremo ad abituarci a percepire il corpo, i muscoli, le varie tensioni che si creano, inizieremo a sentire il nostro respiro e piano piano questa pratica ci porterà ad essere più concentrati verso l’interno.

La meditazione nascerà spontanea come conseguenza delle pratiche sopra descritte


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