
Perchè scrivo questo post sugli Yoga sutra di Patanjali
Ho letto, riletto e lo rileggerò ancora per chissà quante volte questo magnifico testo, ed ogni volta riesco a capirlo e penetrarlo con maggior profondità.
Per capirlo bisogna avere a disposizione un commentario scritto da studiosi o grandi maestri, dovrete leggerlo e rileggerlo e quando lo terminerete, la lettura successiva sarà più chiara e così via.
Quello che vi consiglio vivamente è il “commento agli Yoga sutra di Patanjali scritto da B.K.S Iyengar”
Gli Yoga sutra per me sono di grandissima attualità anche se scritti più di 3000 anni fa, i temi trattati sono attualissimi, se si riesce ad avere la sensibilità perli poter capire.
Cosa sono gli Yoga sutra di Patanjali
Storicamente si racconta che Patañjali sia vissuto tra il 500 e il 200 a.C. ma tutto quello che sappiamo di questo maestro dello yoga è leggenda.
La stesura degli Yoga sutra viene attribuita a lui ma molto probabilmente sono stati più autori a compilarla mettendo per scritto ciò che un tempo veniva tramandato da maestro a discepolo a voce.
Gli Yoga sūtra sono composti da 196 aforismi o appunto sūtra, che coprono tutti gli aspetti della vita, cominciano prescrivendo una regola di condotta precisa e terminano con la visione del vero Sè dell’uomo.
Ciascuna parola di un sūtra è concisa ed esatta, tutta l’opera che venne scritta da Patañjali venne scritta dopo i trattati di grammatica e medicina, rappresenta quindi il culmine del suo lavoro.
Il libro è diviso in 4 capitoli o Pāda, che corrispondono alle 4 divisioni del lavoro da fare per arrivare allo stato spontaneo e indivisibile del veggente
1) il primo capitolo si chiama Samādhi Pāda (sulla contemplazione)
2) il secondo capitolo si chiama Sādhana Pāda (sulla pratica)
3) il terzo capitolo si chiama Vibhūti Pāda (sulle proprietà ed i poteri)
4) il quarto ed ultimo capitolo si chiama Kaivalya Pāda (sull’emancipazione e la libertà)
Samādhi Pāda
Samādhi significa yoga, meditazione profonda. Questo capitolo spiega infatti il significato dello yoga che porta alla meditazione profonda, alla suprema devozione.
Agli aspiranti dotati di una salute fisica perfetta, di una perfetta stabilità mentale, di intelligenza discriminante e di vocazione pura, Patañjali fornisce una guida nelle discipline e nella pratica del distacco per aiutarli ad ottenere la visione dell’anima.
Questo capitolo in pratica porta lo studente a capire la condizione mentale in cui viene soppressa la distinzione tra soggetto che conosce e oggetto che viene consciuto
(detta così magari sembra facile in realtà ci vorranno anni, forse non basterà una vita..ma prima o poi bisogna cominciare no?)
Sādhana Pāda
Sādhana significa pratica, attraverso la pratica della disciplina dello Yoga si procede verso l’illuminazione spirituale.
Mentre il primo capitolo prescrive un certo livello di pratica per coloro che già posseggono una mente equilibrata e sono spiritualmente stabili, in questo capitolo si prendono in considerazione i principianti.
Il Sādhana Pāda spiega infatti come iniziare alle persone che sono alle prime armi con la filosofia Yoga.
Questo capitolo illumina sia colui che è spiritualmente evoluto sia il non iniziato. Insegna al principiante che non sa niente dello yoga come possa raggiungere il livello degli aspiranti più elevati attraverso la pratica.
Vibhūti Pāda
In questo Pāda Patanjali descrive le proprietà dello yoga e l’arte dell’integrazione attraverso la concentrazione, la meditazione e l’assorbimento profondo.
In questa ricerca interiore i poteri soprannaturali o realizzazioni giungono in maniera spontanea allo yogi che ha integrato il corpo, la mente e lo spirito.
Il Vibhūti Pāda riguarda la ricerca interiore che comprende la concentrazione ( dhāranā), la meditazione (dhyāna), e l’assorbimento interiore (samādhi)
L’essenza di questo Pāda è che quando nel nostro cammino facciamo grandi sforzi per uno scopo, ci arrivano in maniera accidentale delle ricompense e dei risultati gratificanti.
Il rischio è che possiamo rimanere tanto affascinati da ciò che abbiamo acquisito accidentalmente da confonderlo con la nostra meta.
Kaivalya Pāda
Questo Pāda è l’ultimo capitolo dello yoga secondo Patanjali, dove viene spiegato come la coscienza possa divenire pura, intelligente, matura e liberarsi dalla stretta della natura.
I primi due Pāda pongono l’enfasi sull’arte, la teoria e la pratica dello yoga, Il terzo Pāda riguarda la ricerca interiore, mentre in quest’ultimo Pāda si tratta un argomento ancora più profondo: l’anima.
Qui Patanjali parla dei modi in cui tali yogi, usando la loro suprema saggezza, dovrebbero vivere e servire l’umanità alimentando la loro anima con intelligenza senza macchia e con pace perfetta.
Buona lettura!!!
“Lo yoga è un’arte, una scienza e una filosofia. Tratta della vita dell’uomo a tutti i livelli: fisico, mentale, spirituale. È un metodo pratico per dare alla propria vita un significato e renderla utile e nobile. Come il miele è dolce in qualsiasi parte dell’alveare, così è lo yoga. Esso permette all’uomo, nella sua interezza, di entrare in armonia con la propria essenza, di diventare il consapevole veggente della propria interiorità. Solo lo yoga permette al praticante di percepire e sperimentare il mondo dentro e intorno a lui, di toccare la gioia divina di tutta la creazione e quindi condividere il nettare della ricchezza e della felicità divina con i suoi simili.”
B.K.S. Iyengar